Dopo il parere del MISE che prometteva di mettere una stretta alla sua attività e in attesa di una legge che comprenda le evoluzioni del settore della ristorazione, il portale ha pubblicato un codice etico per fare ordine nell’attività degli utenti e ridefinire i confini tra il “mangiare social” e gli home restaurant
Tempi duri per la sharing economy. Dopo le note vicende legate a Uber, alcuni mesi fa anche social eating e home restaurant sono stati oggetto di molte polemiche, specialmente in seguito al parere del MISE che, in mancanza di una normativa ad hoc, proponeva di equipararli alla ristorazione tradizionale. Come ci ha spiegato qualche tempo fa l’avvocato Guido Scorza il più grande timore dopo il parere espresso dal Ministero dello sviluppo Economico era che alcune amministrazioni potessero iniziare con i controlli a tappeto, facendo così scattare le sanzioni previste per il mancato rispetto della normativa.Ed è proprio per evitare problemi e incomprensioni di questo tipo che Gnammo, a oggi il più grande player italiano nel settore del social eating, ha deciso di fare un po’ d’ordine. Il team di Gian Luca Ranno ha scelto di sedersi a un tavolo con istituzioni e associazioni di categoria per creare insieme a questi attori una normativa che tenga conto delle evoluzioni subite dal settore della ristorazione nel corso degli ultimi anni. [...]
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